Greenwashing o ecologismo di facciata,

la nuova strategia di comunicazione di certe imprese, organizzazioni o istituzioni politiche che ha lo scopo di costruire un’ immagine di sé ingannevole, si vende positiva sotto il profilo dell’ impatto ambientale, usando in modo fuorviante termini come “sostenibilità”, “green”, “bio”….ma non attuando effettivamente la modalità.

Nel settore tessile, i casi sono molteplici, il più eclatante è quello del marchio fast-fashion H&M e di tutti i marchi dell’omonimo gruppo (COS, Weekday, Monki, H&M HOME, & Other Stories, ARKET, AFound), che indicano nelle schede prodotto l’uso di tessuti riciclati, ma poi sottopagano i lavoratori che producono i capi in Far-east.

Queste tematiche sono state ampliamente trattate durante la scorsa edizione della Fashion Revolution week 2022, evento virale che chiede a gran voce ai brand #whomademyclothes , esortandoli ad essere trasparenti sulla loro filiera produttiva.

Eventi online, conferenze, dirette, workshops per sensibilizzare istituzioni, addetti al settore, ma soprattutto i consumatori, ad una politica più trasparente e sostenibile, eticamente corretta con i fornitori.

Occorre svelare tutte le situazioni sospette, ambigue e di greenwashing, appunto per non confondere il consumatore, attratto sempre molto dal prezzo interessante e dalla comodità di cambiarsi continuamente.

Una maglia non può costare € 9.99 senza che qualcuno ne paghi il suo reale prezzo.

Troppe volte la parola “sostenibilità” viene usata come specchietto per le allodole, in modo improprio, non meritevole e si è nel tempo svalutato un po’, come è accaduto con il termine “bio”.

Ecco perchè io preferisco definire GRETA PIGATTO COUTURE, un brand di moda etica, perchè per me tutto gira attorno al concetto di “RISPETTO”, per il tempo, il lavoro e la dedizione che la creazione di un capo fatto con amore richiede.

RISPETTO per le aziende che mantengono la produzione delle materie prime in Italia.

RISPETTO per chi con me collabora.

RISPETTO per ciò che sono, senza compromessi, per salvaguardare mestieri che altrimenti non saprà più fare nessuno.

Per orientarvi vi segnalo di seguire le iniziative di rén collective e tutti i podcast di Silvia Gambi, Solo Moda Sostenibile, dal distretto tessile più grande d’Europa, Prato, vi terranno informati e formati su tutto ciò che c’è da sapere sulla moda etica e sostenibile.

Grazie di aver passato un po’ di tempo con me. A presto.